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Sinossi

Drama

Il Segno della Follia Dionisiaca

Riadattamento del V episodio delle Baccanti di Euripide

 

“O casa un tempo felice in tutta la Grecia.....”

Così si apre il V episodio delle “Baccanti” di Euripide, con le parole del messaggero che piange l'antica felicità e la imminente rovina di quella che fu la “ casa del vecchio Sidone ”.

La casa, appunto, l' óikos ma anche la famiglia, la stirpe: già, perché “Baccanti” è la tragedia della disgregazione del nucleo familiare e dei rapporti affettivi, il dramma dello stravolgimento di quei legami di sangue che mai si penserebbero così sconvolti, ossia di una madre, Agave, che, se pure invasata e resa cieca dalla follia divina, comunque uccide il proprio figlio e ne espone, fiera, la testa come un macabro trofeo.

Ma è anche il dramma di Cadmo, il vecchio padre la cui vita è tutta nella logica dell' óikos , della famiglia appunto. Se la tragedia di Agave nel prendere coscienza del suo orrendo misfatto è ovvia, non lo è altrettanto quella di Cadmo, che sin dall'inizio si è battuto affinché quel suo nucleo familiare trovasse protezione.

E' su questo dramma che il regista ha inteso puntare i riflettori della scena, e non solo metaforicamente: il palcoscenico è spoglio, nudo; al centro campeggia una gabbia velata dal rosso di tanto sangue sparso, una gabbia che vedrà imprigionati, ad uno ad uno, tutti i protagonisti della scena con le loro emozioni. Da ultimo, proprio Cadmo: il vecchio è ormai ridotto all'impotenza di fronte al frantumarsi del suo universo familiare e al dolore impietrito della figlia, è affranto dinnanzi alla fine ingloriosa della sua stirpe, dopo la tragica morte di Penteo, unico erede maschio.

Quella gabbia, allora, è visivamente e concretamente segno di questa impotenza, la prigione della sua capacità di agire in qualsivoglia maniera, è l'immagine, infine, della sconfitta di un uomo che, anche esponendosi al ridicolo, ha provato in ogni modo a salvare ciò che di più caro aveva al mondo.

L'originale chiave di lettura di questo V episodio è tutta qui: nel dolore di Cadmo più che in quello di Agave, pur straziata, nella sofferenza di un padre che non smette di compiangere il sangue del suo sangue: “Addio, povera figlia. Anche se per te sarà arduo essere felice”( vv.1379-80)

Un fiume di sangue è stato versato, altrettanto sarà sparso dalla sofferenza del futuro esilio: quel drappo rosso sulla scena ne è l'emblema mirabile.

Caterina Astorino

 

 

 
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